Teroldego

Il vitigno

Il Teroldego Rotaliano, questo il suo nome completo, è un vitigno a bacca rossa autoctono trentino, di grande qualità, coltivato quasi esclusivamente nella piana del Camppo Rotaliano del Trentino. Viene considerato un vitigno molto importante nella regione, e trova numerosi estimatori in tutta la penisola grazie a produzioni di ottima qualità.

Il vitigno sembra sia originario della provincia di Verona, in particolare della zona che circoscrive il lago di Garda, dove veniva chiamato Tirodola, perche veniva allevato con il sistema delle tirelle. Oggi la sua coltivazione si è spostata del tutto nel Campo Rotaliano, a nord di Trento dove scorre l'Adige nella sua splendida vallata. Il Teroldego Rotaliano viene citato la prima volta nella seconda metà del XVII da Michelangelo Mariani nella sua Trento con il Sacro Concilio et altri Notabili, dove lo menziona per essere servito agli ecclesiastici in occasione dello storico concilio di cui egli era storiografo.

La prima citazione storica moderna è del 1811, attribuita agli Annali dell'Agricoltura del Regno d'Italia di Filippo Re, poi ripreso dal Pollini nel 1819 e dall'Acerbi nel 1825. Invece il Mach ne fa una dettagliata relazione nel 1894, segnalando le similitudini con il Lagrein, il Marzemino e il Syrah, provenienti presumibilmente dalla stessa area geografica.

Il vitigno si presenta con grappoli di dimensioni medio-grandi a forma piramidale, allungati e alati, con densita mediamente compatta. Le bacche sono di medie dimensioni, a forma sferica, con bucce spesse e coriacee, di colore blu-nerastre e alte concentrazioni di pruina. Viene coltivato su terreni ben drenati e leggero, con sistemi di allevamento a potatura lunga. Le rese sono elevate e costanti. Si segnala per il Teroldego un certa sofferenza alla peronospora e all'oidio, nonche al marciume in anni particolarmente umidi mentre resta sofferente all'attacco dei ragnetti e al disseccamento del rachide. La sua coltivazione si trova quasi esclusivamente nella zona pianeggiante del Campo Rotaliano, che comprende i comuni di Mezzacorona, Mezzolombardo e San Michele all'Adige, anche se la sua qualità sta convincendo a tal punto che anche i viticoltori di altri comuni al di fuori del “Campo” hanno iniziato le sperimentazioni con buoni risultati. Questo anche grazie ad una certa facilità di coltivazione, secolare, che è culminata con l'istituzione della Denominazione di Origine Controllata nel 1971. Oggi sono 472 gli ettari coltivati nella piana del Campo Rotaliano, su un totale di 660 tutti in provincia di Trento.

Il sistema di allevamento più utilizzato è la pergola trentina o il guyot, mentre la vendemmia si effettua con il grappolo molto maturo, selezionato a mano.

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I vini del Teroldego

Il Teroldego Rotaliano viene vinificato in purezza, grazie alla sua alta qualità che fornisce vini di splendida fattura. La vinificazione in Rosso e nella tipologia Superiore avviene sulle vinacce che contengono alte concentrazioni di antociani e tannini, che una volta effettuata la svinatura e la separazione delle vinacce dal mosto, si riversano nel vino, che poi sarà affinato e invecchiato in rovere per almeno un anno. Con due anni di invecchiamento invece il Teroldego Rotaliano Superiore ha diritto alla menzione Riserva.

I vini che ne risultano sono di un bel rubino profondo a sfumature violacee, che con l'invecchiamento sfumano al mattone. La gamma olfattiva è molto intensa, con una bella e complessa profumazione fruttata che si evolve in aromi terziari con l'invecchiamento. Il palato è ben dotato di corpo, con un buon senso secco e sapido, a tannico levigati e un finale di mandorla amara. Da giovane la profumazione si sviluppa attorno agli aromi del lampone, mentre con l'affinamento gli aromi si fanno quelli dei frutti di bosco maturi.

La temperatura di servizio è a 18°C, da bere con i grandi stufati e brasati di manzo, gli arrosti di carni bianche e rosse e formaggi a media stagionatura .

Viene vinificato anche in tipologia Novello e più raramente in Rosato.

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I produttori

La piana rotalianaI produttori come detto sono quasi tutti concentrati nella piana del Campo Rotaliano. Essi vinificano con ottimi risultati il vitigno in purezza.

La Cantina di Toblino lo vinifica in IGT in 10 mila bottiglie l'anno a 13% vol di gradazione alcolica. Il vino gioca la sua gamma olfattiva tutta sui frutti di bosco freschi, mentre il palato di fa vellutato e armonico, molto pieno nel corpo con una bella trama tannica morbida, con un tocco minerale molto fresco. È un ottimo abbinamento per le carni rosse, e in particolare per la selvaggina di montagna o gli arrosti speziati da salse scure.

Foradori invece lo vinifica in DOC, per un vino dai risultati qualitativamente molto alti. Bella la colorazione rubino carica, con una gamma olfattiva in cui spiccano il lampone e una bella vena floreale di viola. Bel palato solido, con una spiccata freschezza e una chiusura ammandorlata, leggermente amara. Dopo 20 mesi passati in botte va degustato con risotti alle verdure, primi al sugo anche di carne e arrosti di qualità, filetto alla griglia o stufati di pregio.




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