Vino bianco emiliano-romagnolo
Non solo la terra della buona cucina: dei tortellini, della mortadella e del prosciutto di Parma, L’Emilia - Romagna è anche la patria del buon vino. La regione vanta una delle tradizioni enogastronomiche più ricche e antiche dell’Italia. Una vasta gamma di vini autoctoni tra cui diversi di essi a denominazione d’origine controllata. Tutta la regione presenta delle condizioni geografiche e climatiche favorevoli per produrre delle eccellenze di primo ordine. L’Emilia Romagna è una regione dell’Italia settentrionale che confina con Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana e Marche ed è bagnata dal Mar Adriatico. Il territorio della regione è vario in quanto conta sia la presenza di rilievi che di zone piane, ma la maggior parte della superficie è occupata dalla pianura più grande d’Italia, ovvero la Pianura Padana che conta quasi il 50% della superficie totale. Il clima è di tipo semi-continentale soprattutto nell’entroterra,
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prosegui ... , mente sulla costa è di tipo marittimo. Nonostante la presenza del mare, l’Emilia Romagna presenta un clima relativamente freddo, nebbioso e con forti escursioni termiche, questo perché l’Adriatico è un mare troppo ristretto e poco aperto per poter esercitare la sua azione mitigatrice. La regione dunque presenta delle caratteristiche molto diverse rispetto a quelle di altre regioni e anche all’interno della regione stessa si possono riscontare diversi microclimi. Pertanto anche sul fronte della vitivinicoltura la varietà dei prodotti rispecchia la pluralità del territorio emilio romagnolo.
Per tutti questi fattori l’Emilia Romagna presenta un numero davvero elevato di vitigni da cui è possibile produrre dei vini estremamente differenti tra loro in quanto ognuno è espressione dell’area da cui derivano. Una regione, come questa, dal territorio estremamente esteso e caratterizzato da una grande fertilità presenta una vasta quantità di aree enologiche, ognuna specializzata nella coltivazione e nella produzione di primizie di alta qualità. In tutta l’Emilia Romagna è possibile individuare ben sei aree vinicole. Ad ovest della regione troviamo i Colli Piacentini, il cui nome indica la presenza di alcune valli nella provincia di Piacenza, Val Trebbia e Val Nure, Val Tidone, Val D’Arda, specializzate nella produzione del rosso Gutturnio ottenuto dalla miscela di uve Barbera e Bonarda. Tra i vini bianchi più importanti di questa zona è necessario citare il Malvasia. Un bianco DOC ottenuto con un uvaggio di Malvasia di Candia aromatico. Questo primo bianco che incontriamo nell’ovest della regione ha delle caratteristiche organolettiche ben precise e complesse. Esso ha un colore giallo paglierino, un odore tipico e un sapore armonico e fresco. Si possono individuare tracce di frutta, fiori e spezie, dunque un vino molto aromatico. Questo vino può essere fermo o frizzante e si sposa egregiamente con piatti di pesce o anche uova. Proseguendo verso est si entra nella zona della provincia di Parma. La tradizione vinicola dell’area parmense ha un origine relativamente più recente rispetto al resto della regione. La vite cominciò, infatti, ad essere coltivata in quella zona, durante l’epoca napoleonica. Ci troviamo dunque, intorno alla prima decade del 1800. L’imperatore Napoleone diede in dote il Granducato di Parma a Maria Luisa d’Austria, ma per tenere “sotto controllo la situazione” invio alcuni dei suoi uomini fidati nella zona. Questi si installarono sui colli della città e nelle loro ville private, piantarono alcuni vitigni francesi producendo molti degli attuali vini della zona. Tra i rossi la specialità Colli di Parma Rosso con uve di Barbera e Bonarda. Per quanto riguarda le specialità bianche troviamo i Colli di Parma Malvasia ottenuto dalla spremitura di uve provenienti dalla Malvasia di Candia e dal Moscato Bianco. Si tratta di un vino della tradizione parmense che viene prodotto sia nella versione amabile che in quella secca e dolce. Nel calice si presenta di un colore giallo paglierino carico o meno intenso, il profumo differisce a seconda della versione del vino. Se degustiamo il secco l’odore è aromatico, ma ciò sarà inevitabilmente amplificato in quello amabile e dolce. La stessa differenziazione si verifica nel sapore, che varierà, divenendo più o meno asciutto, aromatico e fruttato a seconda che si degusti una delle tre versioni. Nel secco si può riscontare una leggera nota amara. Se dopo una cena o un pranzo abbondante si desidera un digestivo, la versione Dolce sembra venire incontro in maniera eccellente a questa esigenza. Mentre il secco si abbina egregiamente a piatti della tradizione parmense, l’amabile può accompagnare un ottimo dolce post pasto. Oltre ai vitigni autoctoni dalle cui uve si ottengono i vini appena citati, nell’area di Parma vengono coltivati anche vitigni stranieri come il Pinot, Merlot, Chardonnay e Sauvignon.
Nel centro della regione, si estende una vasta area, una delle più importanti dal punto di vista enologico. Si tratta delle terre in cui cresce rigoglioso il Lambrusco da cui viene prodotto l’omonimo vino. Il Lambrusco è uno dei vini più conosciuti e bevuti dagli italiani. Si tratta di un vino rosso che presenta un’importante caratteristica ovvero è frizzante. Sebbene questa sezione debba trattare soprattutto i vini bianchi, non si poteva lasciare inosservato e non dedicare neanche una parola a questo grande vino. Aggiungeremo semplicemente che questo vino nasce da una serie di vitigni simili, che condividono lo stesso nome, ma in realtà presentano caratteristiche diverse. I vini ottenuti sono il Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Montericco, il Lambrusco Grasparossa, il Lambrusco Marani, il Lambrusco Salamino e il Lambrusco Maestri. Tra questi ben 4 hanno ottenuto il marchio DOC, ad esempio il Lambrusco rosso Salamino di Santa Croce, il Gasparossa di Castelvetro e quello di Sorbara. Chiusa la parentesi su questo celebre vino rosso, proseguiamo con il novero di quelli bianchi.
Giunti sui famosi colli bolognesi troviamo un’area estremamente votata alla viticoltura. In queste terre vengono coltivati vitigni autoctoni e alloctoni. Tra i vitigni autoctoni come non citare il Pignoletto che ha ricevuto il marchio DOC nel 198e. Esso è coltivato anche in altre aree viticole dell’Emilia Romagna ma è qui, in queste terre e con questo particolare microclima, che dà il meglio di sé. Con le uve del Pignoletto possono essere ottenuti numerosi vini anche a denominazione d’origine come il Colli Bolognesi Classico DOC. questo vino presenta circa l’85% di uve Pignoletto con l’aggiunta di Pinot bianco o Trebbiano Romagnolo. Da questa miscela si ottiene un vino color paglierino dai riflessi verdognoli, con un odore caratteristico e un sapore tranquillo. Siamo giunti sul versante opposto della regione, quella bagnata dal mare Adriatico. Qui vi è un’area vinicola molto importante, un territorio con un clima molto complesso, caratterizzato da alto tasso d’umidità, nebbia e un terreno sabbioso. Paradossalmente, tutti questi elementi contribuiscono alla produzione di gustosi vini. Ci troviamo nella terra dei “vini delle sabbie” un’area che comprende il Parco regionale del Delta del Po. Il vitigno più importante che troviamo in questa zona è il Fortana o Uva d’oro. Questo vitigno è arrivato in questo territorio intorno all’anno mille e in seguito a delle opere di bonifica fatte da alcuni monaci, esso cominciò ad essere coltivato. Le difficili condizioni di questo terreno e del clima hanno fatto si che i vini prodotti in questa zona avessero un carattere ben delineato. Un esempio è il rosso Bosco Eliceo DOC, mentre per quanto riguarda i bianchi viene prodotto il Bianco del Bosco Eliceo DOC ottenuta da uva proveniente dai vitigni Trebbiano e Malvasia. È un vino ottimo da essere consumato come aperitivo, ma è altrettanto gustoso su piatti di pesce. Il colore è un giallo leggermente nell’oro, l’odore è molto delicato, mentre il sapore è leggermente acido. Infine eccoci in Romagna, l’ultima zona della regione famosa per la produzione di vini. Qui vi è l’unico vino a marchio DOCG, ottenuto nel 1987. Si tratta dell’Albana di Romagna prodotto soprattutto nelle province di province di Bologna, Forlì, Cesena e Ravenna. Questo importante bianco, vero rappresentante della regione dell’Emilia Romagna, nasce dall’omonimo vitigno Albana, un vitigno antico probabilmente già presente all’epoca dei romani. Esso può essere prodotto in diverse versione che vanno dal secco all’amabile, al dolce fino al passito. Tutte queste qualità condividono alcune caratteristiche organolettiche di base. Nello specifico tutti hanno un colore giallo paglierino fuorché la tipologia passito dal colore molto più ambrato. Inoltre un sapore insuperabile: il passito e il dolce sono chiaramente molto più fruttati, mentre il secco è asciutto e caldo.
Sempre nella stessa area troviamo un'altra DOC, questa volta nell’ambito dei vini rossi: è il Sangiovese DOC. come per il Lambrusco, anche in questo caso non possiamo non soffermarci per qualche riga al fine di rendere giustizia a questo vino della tradizione romagnola. Il prestigioso marchio è stato ricevuto nel 1967. Esso è prodotto in tre tipologie: il Novello, il Superiore e il Riserva. La differenza fondamentale tra il superiore e il riserva è prima di tutto di ordine geografico. Il Superiore infatti viene prodotto a Sud della via Emilia. Inoltre dal punto di vista della lavorazione, il Superiore rispetto al Riserva deve maturare per oltre due anni prima di poter essere consumato.
Tra le maggiori aziende vinicole e cantine emiliane – romagnole si possono citare la Barbolini fondata addirittura nel 1889, la tenuta Pederzana specializzata in Lambrusco, la Casetta dei Frati e tante altre. Molte di queste strutture oltre all’assaggio dei vini e all’organizzazione di eventuali corsi da sommelier, accompagnano il tutto con delle degustazioni di prodotti alimentari tipici, dimostrando come la tradizione enogastronomica e in particolare enologica delle terre emiliane – romagnole sia antica e contrariamente a pochi anni fa anche sempre più di qualità. Da qualche tempo infatti oltre alla grande quantità di vini, si sta badando molto anche alla qualità e questo non può che essere positivo sia per l’economia che per la cultura e la tradizione di questa regione italiana.