Catarratto

Il vitigno

Il Catarratto è un vitigni autoctono a bacca bianca della Sicilia, molto antico, anche se non si hanno documenti storici precisi fino al 1696 quando Cupani ne fece una breve descrizione nel suo libro Hotus Catholicus. Successivamente viene ridescritto dal Sestini nel 1760 ma solo nel 1970 il Pastena lo distingue in quattro sottotipi a causa della forma del grappolo: il Catarratto comune o latino, il Catarratto lucido a spargolo, il Catarratto lucido serrato e il Catarratto lucidissimo o extra lucido. Tra queste quattro varietà il il Catarratto lucido è quello che rappresenta ben l'80 per cento delle estensioni vitate, mentre gli altri sono relegati ad una coltivazione di nicchia. Comunque il Catarratto è un vitigno tipico della provincia di Trapani, dove trova quasi tutte le coltivazioni disponibili, ma lo si trova, anche se più raramente, in tutta la Sicilia. I cloni del Catarratto invece ancora non sono stati descritti in modo esaustivo, mentre si conoscono molti sinonimi tra cui Catarratto bertolaro, dove bertola che in siciliano indica il sacco per la raccolta sta a sottintendere le rese elevate, e Catarratto Corteddaro. Il vitigno si presenta con grappoli di medie dimensioni a forma cilindrica o conica, alati, con densità semi-compatta o compatta. Le bacche offrono basse concentrazioni di pruina, hanno dimensioni medie a forma sferica e bucce spesse giallo-dorate. Il vitigno soffre l'acinellatura e la colatura, che provocano una certa irregolarità nella produzione. Il Catarratto viene allevato con sistemi mediamente espansi o corti, trovando nell'alberello la forma migliore. Il sottotipo Comune resiste benissimo alla peronospora ed al marciume, un pochino meno all’oidio. Nel Lucido Serrato la resistenza alla peronospora è minore mentre aumenta quella all’oidio. In questo sottotipo con densità serrata, la compattezza dei grappoli può causare il marciume. La più alta resistenza all'oidio appartiene al Lucido a grappolo spargolo, che in più offre anche una alta resistenza alla peronospora e al marciume. Il più sensibile tra i Catarratti è l'Extralucido.

Il vitigno comunque è parte integrante della storia siciliana, nonostante la pochezza della documentazione.

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I vini del Catarratto

Il Catarratto è un'uva onnipresente in Sicilia, e fa parte di quasi tutti i disciplinari dell'isola. Il vitigno offre infatti aromi di discreta fattura, ma soprattutto un ottimo apporto alcolico e una buona spalla acida. Non a caso è una delle più utilizzate nella produzione del Marsala bianca, ma viene impiegato anche per la produzione di ottimi Vermouth. Sono molte comunque le denominazioni siciliane che dedicano al Catarratto la menzione monovitigno per il suo utilizzo in purezza, come nel disciplinare dell'Alcamo DOC, del Santa Maria del Belice DOC e del Monreale bianco DOC. inoltre entra a far parte anche di grandi denominazioni isolane, come il Contessa Entellina DOC, mentre viene assemblato con le altre varietà locali anche nel Menfi DOC e nell'Etna DOC.

Nei vini in purezza il Catarratto offre al vino belle colorazioni paglierine, con vene dorate brillanti. La gamma olfattiva è delicata, con belle profumazioni ai frutti e ai fiori bianchi, non molto penetranti. Il vino del Catarratto si segnala invece al palato per l'importante gradazione alcolica, che lo rende molto utile nel Marsala. Risulta sempre morbido, con una discreta acidità e un corpo ben strutturato. Questo fa del Catarratto un ottimo vitigno per l'assemblaggio, sia con le uve locali che con il nobile Chardonnay. I vini conservano comunque una buona freschezza di gusti, ma non trovano in purezza la persistenza necessaria per imporsi come importanti monovitigni.

I vini in purezza trovano abbinamenti delicati ma anche più robusti, grazie alla potente struttura ed alcolicità. I pesci grassi sono i più indicati, ma anche paste con tonno alla siciliana e formaggi mediamente stagionati.


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I produttori

vigneti di catarratto Tra i produttori si segnala l'ottimo Catarratto tagliato con un 30 per cento di Chardonnay di Curatolo, nel suo Sarmaro bianco, dal colore paglierino a riflessi dorati. Un vino classico fruttato e floreale, come nella migliore tradizione del vitigno, al palato leggermente sapido e fresco, di buona struttura e una persistenza fornita dallo Chardonnay. Ottimo con i crostacei e i frutti di mare.

In assemblaggio con il Caricante lo si trova invece nel Etna Bianco di Murgo, dove le caratteristiche vulcaniche del territorio conferiscono al vino spiccati gusti minerali, che donano freschezza e sapidità. La gamma olfattiva invece si fregia oltre i classici aromi fruttati di mela, di bei tocchi di ginestra. Bene con piatti delicati, sia di pesce che di carne bianca.

Il Carta d'Oro di Rallo invece è un ottimo Alcamo DOC dove la gamma olfattiva è quasi tutta alla frutta tropicale con il frutto della passione ben presente. Ottimo il palato, fresco e acido, con una spiccata secchezza e un finale tutto amarognolo alle mandorle. È perfetto per i risotti ben aromatizzati o il pesce speziato, ma anche con i formaggi caprini e le paste di sughi leggeri.




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