Spumanti

Vitigni, vini e spumanti diversi

Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco, Prosecco, Malvasia, Moscato, sono soltanto alcuni tra i più famosi vitigni italiani, che riescono a fare dell’enologia italiana un vero e proprio patrimonio tutto da scoprire. Come nella maggior parte dei microsettori dell’enogastronomia, anche in questo caso una delle caratteristiche peculiari è la varietà dei prodotti. La lista dei maggiori vitigni italiani è ancora lunga, e procede di pari passo con l’abbondanza di prodotti che questi riescono a dare alla luce. Da questi vitigni nascono vini eccezionali, che da decenni contribuiscono a fare dell’enologia italiana il fiore all’occhiello del paese. Non a caso, quando si parla dell’Italia, uno dei primi vanti che viene alla mente del turista, è la buona tavola. In Italia si mangia bene e si beve meglio.
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Naturale o gas?

flutesNel novero dei prodotti ottenibili mediante la lavorazione di queste uve, un’importanza particolare è ricoperta senza dubbio dagli spumanti. Contrariamente a quanto si possa pensare, quando si parla di spumanti, si fa riferimento ad un bagaglio decisamente nutrito, perché uno degli errori più grossolani che si possano commettere parlando dell’ambito spumantistico, è quello di pensare che tutti gli spumanti siano uguali. Ebbene, non è così, per tante ragioni. Ci sono tantissimi motivi per cui uno spumante viene considerato unico ed inimitabile; al pari dei vini rossi e bianchi, infatti, anche gli spumanti vengono distinti in base al vitigno, alla zona di produzione, alle tipologie e a tantissimi altri fattori. Le bollicine non bastano a fare di una bottiglia verde sigillata con il sughero, uno spumante di qualità. La prima domanda che l’appassionato, il curioso e il bevitore occasionale devono porsi è relativa proprio alle bollicine: da dove vengono? Come si generano all’interno della bottiglia? Non occorre una laurea in chimica, né una preparazione speciale per sapere che le bollicine nascono dall’anidride carbonica, allora la domanda può cambiare. Come si genera l’anidride carbonica all’interno della bottiglia? La risposta a questa domanda ci consente di effettuare la prima distinzione possibile a proposito di spumanti. Ce ne sono di naturali e di gassificati. Nel primo caso parliamo di quegli spumanti contraddistinti dalla presenza di anidride carbonica generata naturalmente, durante la seconda rifermentazione. Nello specifico, accade che gli zuccheri contenuti negli acini d’uva utilizzati per la vinificazione, e la miscela di lieviti che consentono al vino bianco di diventare spumante, si tramutano in anidride carbonica e danno pressione alla nostra bottiglia. Per effetto dell’anidride carbonica, quando togliamo il tappo di sughero, questo tende a scoppiare. Nel caso di spumante gassificato, invece, l’anidride carbonica viene aggiunta sempre in sede di rifermentazione, ma questa volta mediante l’aiuto di agenti esterni: non c’è nulla di naturale in questo procedimento, ed è per questo che quando si parla di spumante gassificato, si allude ad una tipologia di qualità inferiore.

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Da Dom Perignon a Martinotti

Le distinzioni possibili all’interno dell’ambito spumantistico sono ancora numerose. Si possono dividere le bottiglie in base al metodo di produzione. Sostanzialmente, i sistemi principali per la lavorazione delle uve in spumante sono due. Il primo è noto come metodo champenois, è il più classico ed antico, messo a punto in Francia nel XVI secolo. E’ quello che sperimentò Dom Perignon e che ha dato i natali nientemeno che allo champagne. Mediante questo sistema vengono prodotti tutti gli champagne francesi, e gli spumanti migliori. In questo caso la rifermentazione avviene in bottiglia e su assi di legno (pupitres) che vengono progressivamente inclinati fino a favorire l’espulsione dei residui di lievito. C’è poi un altro sistema di produzione, più recente, introdotto nella seconda metà del XIX secolo e messo a punto dagli studiosi Martinotti e Charmat, uno piemontese e l’altro francese. Si tratta di un metodo che prevede l’utilizzo di autoclavi, all’interno delle quali avviene la seconda fermentazione e il vino bianco diventa spumante. Si tratta di un sistema più adatto alle grosse produzioni industriali, e ai vitigni più aromatici, ma soprattutto alle circostanze in cui c’è bisogno di accorciare i tempi di attesa.


Spumanti: La differenza tra spumante e Champagne

C’è poi un’altra distinzione, che può sembrare ovvia e scontata ad alcuni, affascinante ed interessante ad altri, ma in ogni modo è necessario farla in questa sede. Bisogna scindere lo champagne dallo spumante, in quanto si tratta di due prodotti diversi. Quando si parla di champagne si fa riferimento alle bottiglie che vedono la luce esclusivamente in Francia, nella zona a cui questo prodotto dà il nome. Ci troviamo in un’area collinare a meno di 200 chilometri da Parigi, nei territori di Marne, Aube e Ain. Si tratta di vini che nascono solamente alla fine del metodo Champenois, e che vanno distinti dagli altri anche per il prezzo. In media, una bottiglia di champagne non costa mai meno di 25 euro. Tutto il resto, in pratica, è spumante.



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