L'impianto del vigneto

Terreno

Nel momento in cui si verifica l’esigenza di provvedere ad un nuovo impianto vigneto rapido che ha subito un espianto, senza dover aspettare almeno due anni prima di procedere a tale operazione, è importante provare a rimuovere il più elevato numero di radici dal terreno.

Questa operazione si può determinare sia mediante l’utilizzo continuativo e a più riprese di un attrezzo utile come l’estirpatore, ma anche sfruttando, nel momento in cui si procede allo spianto, anche dei particolari attrezzi che riescono ad incidere sul filare, sterrando una buona quantità delle radici presenti nel sottosuolo.

Si tratta, in ogni caso, di un’operazione di grandissima importanza, dal momento che le radici rimaste nel terreno possono portare un gran numero di minacce per il nuovo impianto, visto che possono favorire la proliferazione di funghi, ma anche di virus che riescono a diffondersi mediante nematodi e, più in generale, di minacce che vanno a colpire i futuri apparati radicali e le giovani piante che si svilupperanno su quel terreno.

Nel caso in cui si debba avere a che fare con un ristoppio, ovvero un immediato reimpianto del vigneto, pare che una delle soluzioni migliori sia rappresentata dall’irrorazione della vegetazione subito dopo che si è verificata la vendemmia, apportando una soluzione all’1-2% di glifosate e aspettando un periodo pari ad almeno 60-90 giorni prima di effettuare lo spianto.

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Analisi chimico-fisica

impianto vigneto2 Si tratta di una fase decisamente importante, dal momento che permette di migliorare e perfezionare la decisione relativa al portainnesto e che serve anche a gestire meglio il controllo del livello e dell’equilibrio che si viene ad instaurare tra i vari elementi minerali, come ad esempio il rapporto che intercorre tra il magnesio e il potassio.

Non dobbiamo dimenticare come, prima di iniziare una sistemazione definitiva del terreno, è necessario provvedere alla distribuzione di tutti quegli elementi che vengono definiti fertilizzanti obbligatori e che non dispongono di un gran livello di mobilità, come ad esempio il magnesio, il fosforo e il potassio.

Nel caso in cui si debba avere a che fare con un suolo omogeneo, allora è necessario effettuare un controllo chimico per ciascun ettaro di superficie e, nel momento in cui si riscontri un terreno con poca sostanza organica al suo interno, allora il suggerimento è quello di inserire una buona quantità di letame maturo.

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Preparazione

Nel momento in cui si debba far fronte ad una necessità come il livellamento del suolo o delle sistemazioni del terreno di maggiore portata, allora è fondamentale l’assenza di ogni tipo di meccanismo o procedura che possa andare ad incidere sul naturale svolgimento degli orizzonti, in maniera tale da non diminuire in modo eccessivo la fertilità agronomica, ma anche quella chimica e biologica del terreno.

Ecco spiegato il motivo per cui si dimostra fondamentale un’operazione che viene definita scortico e, dopo aver effettuato tutta la serie di lavori di sistemazione, successivamente sarà necessario procedere ad una rinnovata distribuzione uniforme del suolo, con l’obiettivo di evitare uno sviluppo eccessivamente lento della vegetazione, anche perché poi si renderanno necessarie diverse spese per intervenire a livello agronomico.

Dopo aver provveduto alla sistemazione della superficie del terreno, il consiglio è quello di non effettuare mai delle lavorazioni troppo in profondità (come ad esempio lo scasso a 80-100 centimetri), dal momento che provocherebbe solamente la risalita in superficie di un suolo non evoluto e, in ogni caso, con una fertilità ridotta al minimo.

Il suggerimento, invece, è quello di puntare su una ripuntatura da eseguire a 100 centimetri di profondità, che deve essere effettuata ogni 2-3 metri circa e in maniera ortogonale (per chi non lo sapesse, equivale ad eseguire una croce sul terreno), per poi procedere all’aratura superficiale nel momento in cui vi sia l’esigenza di interrare della sostanza organica.


L'impianto del vigneto: Erosione e drenaggio

La pianta della vite si caratterizza per via del fatto che non sopporta un livello eccessivo di umidità presente nel terreno in cui viene coltivata: ecco spiegato il motivo per cui è necessario effettuare con una buona costanza e frequenza una serie di interventi che permettano di ridurre l’acqua in eccesso ed evitare che si verifichino delle situazioni di erosione e, allo stesso tempo, si vengano a creare le condizioni che favoriscono la diffusione dei marciumi radicali.

In tutti i casi in cui la vite venga coltivata all’interno di terreni collinari, allora diventa di fondamentale importanza la semina e il mantenimento del cotico erboso, in maniera tale da evitare il ruscellamento in superficie dell’acqua.

Nel caso in cui si abbia a che fare con un terreno di pianura, allora è importante garantire la presenza di un ottimo sistema idraulico o quello di drenaggio tubolare sotto il livello del terreno (in questo secondo caso è un sistema tecnologicamente più avanzato e moderno), sempre dopo aver livellato opportunamente la superficie.


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