Come orientarsi tra le bollicine

Uno spumante, tanti spumanti...

Uno spumante, tanti spumanti. Uno degli errori più comuni che si possono commettere quando si parla di spumante o si è chiamati a scegliere la bottiglia giusta, è quello di pensare che tutte le bottiglie siano uguali, e che in realtà non corra molta differenza tra uno spumante e un altro: “Basta che ci sono le bollicine”. E invece no: perché ci sono bollicine e bollicine, spumanti e spumanti e non tutte le categorie sono uguali. E’ importante sapersi orientare in questo splendido quanto variegato mondo, onde evitare di fare figure non proprio degne di memoria, e soprattutto acquisire una certa padronanza in ambito. In altre sedi, abbiamo già compiuto la prima distinzione in ambito spumantistico, quella relativa al metodo di produzione. Distinguiamo un metodo classico e un metodo Charmat. Sono entrambi validi ad ottenere spumanti di qualità, con tanto di effervescenza, perlage e bollicine, ma tra le due categorie, l’ambito di eccellenza spetta solamente agli spumanti metodo classico, caratterizzati da una rifermentazione naturale che avviene in bottiglia e non nelle autoclavi e, soprattutto, senza l’aiuto dell’aggiunta di zuccheri dall’esterno.
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Lo spumante millesimato

bottiglia Un’altra distinzione necessaria da compiere è quella che ha a che vedere con gli spumanti millesimati e quelli non millesimati: nel primo caso parliamo di bottiglie ottenute da uve appartenenti alla medesima annata, un’annata nella maggior parte dei casi particolarmente fortunata. I millesimati sono dunque prodotti pregiati perché hanno una loro anima, una loro spiccata personalità, che rispecchia le condizioni climatiche di quella annata e le caratteristiche peculiari di quel vitigno. Gli spumanti non millesimati, invece, ricoprono la maggior parte della produzione vinicola, perché vedono la luce dalla miscela di uve provenienti da più annate e, spesso, anche da vigneti differenti. Questo non vuol dire che siano qualitativamente inferiori ai millesimati, ma a questi ultimi non può che andare un titolo di preferenza. Del resto, provate ad assaggiarli e metteteli a confronto, vi renderete conto che non è la stessa cosa, e che tra le due tipologie corrono differenze relative anche al gusto.

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Dal Brut all'Extra Dry

Ma l’elemento che più di tutti rende gli spumanti diversi l’uno dall’altro è la dolcezza: c’è chi le bollicine le preferisce secche e ficcanti, e chi le ama dolci ed avvolgenti. E’ questione di gusti, e quelli difficilmente si possono mettere in discussione, perché ognuno ha il proprio palato, e ogni palato detta le proprie leggi. Tutto ciò che possiamo dire in questa sede è da cosa dipende il grado di dolcezza di uno spumante: dal cosiddetto liqueur d’expedition, ovvero da una speciale miscela che alla fine della produzione si aggiunge al prodotto, con l’incarico preciso di donargli un certo grado di dolcezza. Esiste una particolare scala di classificazione degli spumanti in base al grado di dolcezza: il più secco in assoluto è lo spumante Brut Nature, che contiene 3 grammi di zucchero al litro, ed è immediatamente seguito dall’Extra Brut, un vino perfetto in accompagnamento ai piatti di pesce e frutti di mare. Se amate lo champagne molto secco, potete sceglierlo senza remore. Altrettanto perfetto con le portate a base di pesce, ma anche con le carni bianche alla griglia, e ancor di più per iniziare un pasto, è lo spumante Brut, una vera e propria “chicca” secondo gli intenditori: deleterio sceglierlo in abbinamento a piatti da desserts.


Come orientarsi tra le bollicine: Il più dolce

Lo spumante “Extra-Dry” ha invece il compito di aprirci le porte di una differente categoria di spumanti: più delicati, più dolci, lievemente abboccati. E’ contraddistinto dalla presenza di una quantità di zucchero variabile tra i 12 e i 20 grammi per litro. Il Sec tende già decisamente alla dolcezza, con questo tipo di spumante siamo già arrivati di fatti nell’ambito dei vini da desserts, ma siamo rimasti a parlare di una delle bottiglie più pregiate ed amate in assoluto. Se state pensando ad un vino perfetto per l’accompagnamento di specialità care alla pasticceria secca, beh, lo avete trovato, ma c’è da dire che questa specialità va molto d’accordo anche con i formaggi a stagionatura media. In questo caso, la quantità di zucchero varia dai 17 ai 35 grammi per litro, in attesa di raggiungere ufficialmente la splendida categoria dei vini da dessert. Questa mansione spetta al Demi-sec o abboccato, contraddistinto dalla presenza di 33/50 grammi di zucchero per litro, e decisamente dolce. Siete arrivati a fine pasto e vi occorre un vino da servire insieme alla macedonia di frutta o alla torta? Scegliete una bottiglia con questo tipo di denominazione e non ve ne pentirete. Quando la nostra specialità contiene più di 50 grammi di zucchero per litro, vuol dire che è un vino Doux (dolce), senza mezze misure. Se volete assaporare lo zucchero a contatto con il vino, queste sono le bottiglie che fanno per voi, perfette per concludere un pasto, ma da molti reputate eccellenti anche come vino da meditazione.


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